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Le riserve statali. Le pitture rupestri di Filiano

Raggiungono in totale 965 ettari le diverse aree individuate dal Ministero dell'Agricoltura e Foreste in Basilicata quali riserve naturali dello Stato. Una protezione accordata nel passato ad aree regionali di particolare interesse naturale e vegetazionale, entomologico ed antropologico, che oggi sarebbe necessario estendere ad ulteriori zone. La tipologia delle riserve individuate ci segnala già le peculiarità delle aree. Le riserve orientate (Grotticelle di Rionero in Vulture e Rubbio di Francavilla sul Sinni) ospitano peculiarità tali da orientare l'eventualità di interventi al rispetto ed alla tutela e potenziamento delle particolari caratteristiche vegetazionali, naturali ed ambientali di questi biotopi. A Grotticelle (209 ettari) in territorio di Rionero vive la Brahamea europea, una farfalla notturna apparentata con specie asiatiche, la cui sopravvivenza e strettamente legata alla presenza di una particolare specie di frassino, Fraxinus oxicarpa. Nel bosco Rubbio (211 ettari) di Francavilla sul Sinni vegeta uno degli ultimi relitti forestali della consociazione Fagus-Abies, collocata sulle pendici lucane del Pollino.

Sulla costa jonica lucana è allocata, invece, la riserva forestale di protezione "Metaponto", estesa su 240 ettari del territorio di Bernalda, tra le foci del Bradano e del Basento: una fascia boscata di protezione a preminente formazione artificiale, caratterizzata da una associazione tipica di altre specie mediterranee. A questa riserva è associabile anche la riserva naturale biogenetica "Marinella Stornara" (45 ettari in comune di Bernalda), che fa parte dei boschi sperimentali in osservazione per l'inclusione al libro dei boschi da seme. Le altre riserve statali individuate in Basilicata dallo Stato, classificate quali riserve antropologiche, sono: Croccia Cognato, 45 ettari posti a confine del territorio dei comuni di Accettura, Calciano e Oliveto Lucano nel bosco regionale di Gallipoli Cognato: "I Pisconi" (148 ettari), "Agromonte-Spacciaboschi " (51 ettari), entrambe ricadenti in territorio di Filiano e la riserva "Coste Costello" (24 ettari), ricadente in territorio di Avigliano. A Croccia Cognato, come è noto, sono stati rinvenuti i resti di una vetusta città alpestre fortificata, certamente lucana, che nella tecnica muraria adoperata presenta l'incontro di forme indigene con le caratteristiche di tre diversi periodi di evoluzione: il protostorico, il paleogreco e l'italo greco.

Le riserve "I Pisconi" e "Agromonte-Spacciaboschi" ospitano le pitture rupestri del paleomesolitico e resti imponenti di mura perimetrali di età medievali. La riserva "Coste Castello" ingloba il castello federiciano di Lagopesole, insigne monumento storico del sec XIII.

In queste riserve, dunque, si sostanzia un incontro tra storia e natura: queste recano, ben visibili, i segni del nostro passato e della nostra storia sia da un punto di visto antropico sia da un punto di vista territoriale ed ambientale. Tra le riserve statali particolare interesse, da un punto di vista storico, hanno le pitture rupestri di Filiano.

Un itinerario che, ove lo si scelga, ci immette subito nella preistoria lucana, dopo aver dato un rapido sguardo all'antico castello di Lagopesole, che domina la valle di Vitalba ed al fertile piano del lago, toponimo del vecchio lago di Lagopesole, oramai completamente prosciugato dopo la bonifica effettuata durante il ventennio fascista e successivamente dai Doria. Dopo aver svoltato dalla superstrada Melfi-Candela in direzione di contrada Carpino, in agro di Filiano, ed aver percorso a piedi circa un chilometro di pista forestale su una altura che domina I versanti del Bradanello (879 m ) i banchi di arenaria di Tuppo dei Sassi (o Serra Carpino), svettano ripidi nel bel mezzo di un querceto.

Costeggiate le pareti de "I Pisconi", attraverso una gradinata approntata per i visitatori, è possibile ammirare, muniti di un binocolo, i segni della nostra preistoria.

È sulle pareti verticali di fondo delle arenarie di Tuppo dei Sassi che nel 1965, intatti, il compianto Direttore del Museo provinciale di Potenza, Francesco Ranaldi, scoprì una serie di figure in ocra rossa raffiguranti uomini ed animali (cervidi e capridi) che illustrano una "generica scena di caccia tutta sparsa senza alcuna coordinazione geometrica". Una scoperta lungamente preannunciata da diverse segnalazioni di pastori e di contadini che parlavano di iscrizioni, mentre in realtà si trattava di vere e proprie pitture rupestri attestanti la presenza dell'uomo in un'area della Basilicata modellata da antichi ghiacciai che nel tempo, sciogliendosi, determinarono il formarsi di laghi e di condizioni di vita per gli animali ed i primi uomini cacciatori. Una scoperta che fa ascrivere il periodo della presenza dell'uomo su questo versante lucano "ad uno stadio culturale di tipo mesolitico o epipaleolitico", che ci riporta ad "un mondo di cacciatori, in un ambiente che basa la propria economia sulla caccia organizzata, tribale, che a questa economia adegua le proprie credenze. i propri riti religiosi". Un ritrovamento, questo, unico per la regione lucana, accostabile a quello di figure incise e figure dipinte della grotticella della Cala dei Genovesi, nell'isoletta di Levanzo (gruppo delle Egadi in Sicilia): a quello della Grotta dell'Addaura (pendici del Monte Pellegrino, Palermo); a quello della Grotta Niscemi o della Grotta Racchio (Trapanese). Manifestazioni di questo tipo sono rintracciabili nell'ltalia peninsulare anche nel bovide inciso su un masso del Riparo Romito (presso Papasidero in Calabria) ed in altre figure successivamente scoperte nella stessa zona: così come nella Grotta Paglicci presso Rignano Garganico nelle figure di cavalli ed impronte di mani, nella Grotta Polesini presso Tivoli, nel ciottolo inciso con figura di lupo. Le pitture rupestri di Tuppo dei Sassi di Filiano sono dipinte, come detto, in ocra rossa di tono sul fondo della roccia (arenaria,) preparata con ocra gialla, su una parete verticale a forma di rettangolo, lunga 65 cm in senso verticale e larga 52 cm. Illustrano una scena di caccia con presenza di figure umane e animali catturati e trattenuti al laccio: un cervo con corna, animali abbattuti o colpiti con frecce ed una figura maschile a tre corpi ovali, che potrebbe raffigurare una divinità o uno stregone ed altri animali più piccoli. Il compianto Direttore del Museo provinciale di Potenza, Francesco Ranaldi, osservava giustamente una progressiva riduzione delle dimensioni delle figure dal basso verso l'alto, in una intenzionale prospettiva aerea, che lascerebbe supporre una complessa scena di insieme di una battuta di caccia, il cui esito fortunato sarebbe stato assicurato dalla protezione di una divinità o dagli incantesimi di uno stregone, che il Ranaldi individuava raffigurato in alto in proporzioni maggiori, rispetto a quelle di tutte le altre figure. Una riserva le cui scene di caccia attirano oggi la barbarie dei soliti Ignoti che sparano, in un macabro tiro a segno, su animali e uomini della nostra preistoria. Evidenti sono anche i tentativi di asportazione di parti dipinte della parete rocciosa. Problemi questi che pongono inquietanti interrogativi sull'educazione ed il rispetto dei propri percorsi storici e sulla gestione di un patrimonio unico e inestimabile che non può essere abbandonato al fuoco incrociato di pochi scellerati.

 

NOTE:

FRANCESCO RANALDI, Riparo sotto roccia con pitture preistoriche al Tuppo dei Sassi e Serra Carpino in agro di Filiano, Coop. Imago, (s.d.l. ); Tuppo dei Sassi, in "Illustrated London News", London, 1966.

D.M. Agricoltura e Foreste 29 marzo 1972.

Costituzione della riserva antropologica "I Pisconi", "Agromonte-Spacciaboschl", e "Coste Castello" in provincia di Potenza,(G.U. 17.6.1972,n. 154).

(tratto da BASILICATA REGIONE Notizie, 1990)

Costituzione Riserva Antropologica