Riserva istituita dallo Stato nel 1972 ha lo scopo di salvaguardare un sito di notevole interesse archeologico; essa appartiene alla foresta demaniale di Lagopesole e si estende dalla confluenza del torrente Bradanello Vallone delle Volpi a quota 620 mt., a Serra Carriero a quota 1030 mt.
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Sito Preistorico “Riparo Ranaldi” in località Tuppo dei Sassi
Nel bosco di Lagopesole, a circa 800 metri di altezza, in un riparo sotto uno sperone di roccia esistono le prime tracce artistiche dell’uomo in Basilicata.
Nel 1965 furono scoperte le “pitture rupestri” dal Prof. F. Ranaldi, direttore del Museo Archeologico Provinciale di Potenza, che, su segnalazione di alcuni abitanti della zona, effettuò i primi sopralluoghi ed individuò un riparo sotto roccia sulla cui parete di fondo vi erano dipinte delle interessanti figure in ocra rossa. Dopo la scoperta, lo stesso F. Ranaldi continuò le ricerche e alla base di altri massi rinvenne delle incisioni raffiguranti animali; successivamente furono sepolte per motivi di sicurezza, dopo essere state rilevate e fotografate.
Subito dopo la scoperta, le pitture furono studiate ed analizzate dal prof. F. Biancofiore, docente della Facoltà di Lettere dell'Università di Bari, secondo il quale le pitture rappresentano una scena di caccia in cui le immagini zoomorfe raffigurano cinque cervi, mentre quelle antropomorfe quattro uomini, di cui uno in posizione orizzontale e lanciato a braccia aperte e a gambe semidivaricate sull'animale sottostante con il braccio destro che brandisce un'arma e probabilmente con berretto cornuto. Le altre figure umane, in posizione verticale, sono rappresentate con il tipico sistema degli ovali sovrapposti.
Lo stesso autore, facendo un parallelo con un'ipotesi secondo la quale ripari sotto roccia iberici furono «luoghi di culto di genti neolitiche ed eneolitiche per celebrare riti religioso-magici di carattere sociale (culto dei trapassati, cerimonie matrimoniali, riti di fecondità, ecc.)», non esclude che si possa trattare, anche per il Riparo Ranaldi, di un luogo di culto.
Uno studio più dettagliato è stato effettuato successivamente da Borzatti von Lowenstern e Inglis nel 1990, allo scopo di approfondire sia la lettura delle figure che di tentare una attribuzione cronologica. Già negli anni 1971-72, il Prof. Borzatti von Lowenstern, docente di Paleontologia Umana presso l'Istituto di Antropologia dell'Università di Firenze, aveva eseguito uno scavo stratigrafico nel riparo allo scopo di raccogliere qualche elemento chiarificatore: la presenza di una industria Mesolitica, ha solo fornito qualche elemento atto a ipotizzare una cronologia del complesso pittorico, non essendovi comunque alcun elemento valido che possa legare il complesso all'industria litica.
Un accurato rilevamento, sulle pareti del riparo, ha evidenziato parecchi segni o tracce di antiche figure ed ha inoltre chiarito la morfologia di quelle appartenenti al complesso principale.
Il complesso pittorico più importante sembra testimoniare almeno due momenti di esecuzione: la porzione inferiore della grande figura lobata che domina la scena e la figura sottostante, sottoposta in passato ad una interpretazione di un uomo lanciato nell'atto di colpire un animale, sembrerebbero le più antiche soprattutto a causa della evanescenza del colore rimasto.
La stessa figura, interpretata come umana, potrebbe essere invece il completamento di una figura di animale realizzata nello stesso stile delle altre probabilmente dei cervi o dei daini descritti con stile verista. La grande figura lobata potrebbe simbolicamente rappresentare una entità di cui ripetono veristicamente le caratteristiche morfologiche: essa ripete in maniera più decisa e meglio definita le figure di sinistra che stanno di fronte ai cervidi ed alle quali gli animali stessi sembrano poggiare le teste.
Da ciò si è ipotizzato che il complesso pittorico è attribuibile al mondo impressionistico dell'arte levantina (riferibile al mesolitico), accordandosi in qualche modo con quanto emerso nello scavo eseguito nel sedimento del riparo, e sarebbe il frutto di un unico mondo espressivo d'ispirazione verista: le figure lobate, potrebbero rappresentare degli alberi.
Come è noto i cervidi sono degli animali territoriali che usano scorticare il tronco gli alberi come marcatura del territorio: nel complesso pittorico sarebbe indicata questa particolare azione e la figura lobata che domina la scena potrebbe indicare una foglia di quercia, sottolineata come l'uno per il tutto, indicatrice del dominio del bosco.
Nell'agosto del 1999, le incisioni che il Prof. Ranaldi aveva sepolto dopo la loro pubblicazione su riviste locali sono state riscoperte ad opera di M. Sozzi - dell'équipe del Prof. Borzatti - e G. Mecca, grazie al ritrovamento di un manoscritto del compianto Prof. Ranaldi. Le incisioni, ben conservate e protette da un telo di plastica, da una prima analisi non sembrano opera dell'uomo, ma tracce fossili di qualche verme marino (polichete errante o emicordati). Gli studi effettuati sui ritrovamenti (pubblicati in Studi per l’ecologia del Quaternario n. 24, anno 2002), hanno confermato l’ipotesi della prima analisi, attribuendo i solchi sulla roccia a tracce fossili (ichnofossili) lasciate da invertebrati marini, abbastanza frequenti nelle formazioni litologiche come quella locale.
Il ritrovamento in questo luogo delle pitture rupestri conferisce alla zona un notevole valore storico. Esse, infatti, testimoniano inequivocabilmente la presenza dell'uomo nel periodo Mesolitico, ultimo periodo della preistoria risalente a circa 10000-12000 anni fa.
Il territorio di Filiano, oltre al Riparo Ranaldi, è oggetto di ricerche archeologiche da oltre un trentennio in altri siti della Valle di Vitalba; infatti durante alcune campagne di ricognizione in superficie, sono stati rinvenuti numerosi strumenti litici preistorici nelle località Inforchia, Cugno delle Monache, Scavariello, Don Ciccio, Macchia, Zignalardo e Palladino.
La visita alle Riserve è consentita esclusivamente a fini educativi e di ricerca culturale, secondo precise norme comportamentali, previa autorizzazione del Corpo Forestale.
(testi di Gennaro Mecca, Michele Bochicchio, Vito Mecca e Vito Sabia)
Come Arrivare
Scheda
Nome : I PISCONI
Tipologia : RISERVA ANTROPOLOGICA
Provincia : POTENZA
Comunità Montana : ALTO BASENTO
Comune : FILIANO
Provv. Istitutivo : D.M. 29.03.1972 G.U. N° 182 del 14.07.1972
Altitudine : mt. 856
Superficie : Ha 148
Proprietà : AZIENDA DI STATO PER LE FORESTE DEMANIALI