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Per la delimitazione dei confini del nuovo comune fu incaricato il geometra Francesco Claps, perché risiedeva a Potenza, lavorava presso il Genio Civile ed era nativo o cresciuto a Filiano, figlio del medico condotto Giuseppe, residente a Filiano alla sua epoca. Lo conoscevo personalmente e lo avevo incontrato moltissime volte a Potenza. Avevo conosciuto anche i suoi fratelli e ricordo ancora la madre "donna Caterina" che, vedova, gestiva una specie di farmacia a Filiano, alla buona, perché gliela aveva lasciata il marito medico, per le più urgenti e comuni necessità degli ammalati locali, altrimenti per ogni minima esigenza bisognava correre ad Atella o a Rionero che erano le località più prossime e convenienti, e non ad Avigliano, per la maggiore distanza e la catena montuosa che ci separava.
Quindi, per la delimitazione dei confini del nascente comune, da parte dell'ingegnere capo del genio Civile non ci poteva essere scelta migliore del Claps, il quale oltre ad essere la persona più qualificata era estremamente serio, obiettivo e competente per ben determinare la linea da seguire. Con una cartolina postale chiamò me, perché sapeva del mio interessamento per l'autonomia comunale, per conoscere quali confini ci eravamo preposti nella raccolta delle firme.
Ricordo il piacere col quale mi accolse nel suo ufficio, stringendomi la mano anche per la buona campagna che facevo sulla stampa a proposito del motivo per cui mi aveva chiamato.
Prese la planimetria del comune di Avigliano e, mostrandomela, disse: «Sono stato incaricato di segnare la delimitazione del nascente comune secondo la richiesta che avete fatto, in coincidenza con le varie località dove avete raccolto le firme». Per me il concetto era chiaro in base a quanto stabilito con il Comitato e l'On. Reale.
Così, con una matita, si mise a segnare partendo dal bosco di Monte Caruso e sotto a Signore, Masi, sino alla curva della Macchia di Catena e qui, seguendo la rotabile che escludeva Lagopesole sino giù alla Manga, e così di seguito, escludendo per ora anche Piano del Conte perché qui, per sconvenienza di itinerario, non eravamo andati per le firme col notaio, ma contavamo di farlo in un secondo tempo. Invece includemmo buona parte del bosco del principe Doria, affinché il nuovo comune bisognoso avesse la fondiaria sin dalla nascita.
Il mio cuore certamente superò le duecento pulsazioni al minuto in quegli attimi. Capii che finalmente la nostra lotta era tenuta nella giusta considerazione, giacché una mano tanto seria, con sicuro piacere, tagliava o segnava la desiata demarcazione del comune di Filiano dicendomi: «Caro Angelo, devi pur sapere che questa era una aspirazione che avevamo noi giovani filianesi quando io avevo vent'anni e notavamo le difficoltà che bisognava superare per raggiungere Avigliano, per andare al Municipio. Meno male che vi siete decisi e resterò sempre un ammiratore compiaciuto della vostra tenacia». Lo rassicurai naturalmente che la tenacia costante nelle decisioni da parte mia era uguale in tutti gli altri cinque colleghi e in tantissimi altri uomini che nominai e lui conosceva.
Alla fine una stretta di mano e l'augurio di una migliore conclusione al più presto, per il bene specialmente dei posteri che, dalla nascita, non avrebbero sofferto la nostra umiliazione di dover impegnare un giorno per andare al proprio Municipio.
Naturalmente il tutto era, per il mio spirito, incentivo a sempre meglio operare per ben concludere. Anche perché, sennò, come mai io restavo a Filiano adattandomi a quella vita modestissima a differenza dei precedenti professionisti che una volta diplomati o laureati se ne andavano?