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I costumi

l costume tipico degli abitanti di Filiano ero lo stesso degli aviglianesi indossato ancora da qualche nonnina.

Gli uomini indossavano pantaloni di felpa lunghi fino al ginocchio, le gambe erano coperte da uose di panno pesante.

Sulla camicia indossavano il gilè e la giacca corta.

Nei mesi freddi indossavano il cappotto a mantello (a rusta).

I pastori, invece, portavano giacche di pelle di pecora e di capra i cosiddetti “porzoni”.

Gran parte degli abiti venivano cuciti dalle stesse donne di casa che spesso erano in grado da sole di tessere il lino o la lana.

Solo alla fine del XIX sec. il vestito maschile era confezionato il fustagno o il velluto.

La calzatura tipica era costituita dagli “zampitti” fatti di una suola di cuoio e da una tela grossolana che veniva attorcigliata al collo del piede e legata con piccole funicelle dette “caridi”.

Il costume delle donne era costituito da una lunga gonna di bordiglione scuro, da una camicia di cotone a maniche lunghe e larghe tutte guarnite di pizzi e merletti da un corpetto a manica corta decorata, da un caratteristico copricapo “la tuaglia” di panno colorato o di seta nei giorni festivi.

Ecco alcuni dettagli del costume femminile:

- “lu pann” : scialle grande generalmente uno verde e uno nero;

- “lu scialle” : fazzoletto di lana con la frangia per coprire le spalle;

- “la tuàglia” : copricapo dell’antico costume con una stecca all’interno, con spilla per fermarla, di colore bianco sotto e sopra di colori vari;

- “lu ippone” : gilè femminile decorato con larghe maniche;

- “lu camm’sin” : camicetta bianca ed ornata di merletti;

- “lu pann r’attuorn” : fascia davanti di colore rosso, nero per il lutto;

- “lù sciusc’” : gonna lunga che dalla cintola scendeva fino alle calcagna, ricca di pieghe;

- “lu vand’sin” : grembiule.

Particolare attenzione veniva posto nel corredo del neonato e nel modo di vestirlo era molto differente dal nostro.

Il corredo veniva chiamato “nfa(s)cianna” un insieme di pannolini (lu fasciatur), bavette, berretti, coperte, “vavarola” (maglia intima) e “fasce” che servivano a vestire il bambino.

Compenevano le fasce la fasciatura di cotone (lu fasciatur), la fasciatura di fustagno, la fasciatura di lana, le fasce vere e proprie che erano una striscia lunga di stoffa che veniva avvolta attorno al neonato e infine il coprifasce.

Le fasce avevano l’uso di pannolini e lo scopo di prevenire le malattie scoliotiche del neonato.

Quando il bambino diventava più grande gli si mettevano le “cauziette a braglie” una specie di tuta composta da calze, corpetto e braccie che le donne confezionavano con la lana e con i ferri da calza lasciando le aperture per i bisogni corporali.

Ecco alcuni disegni di oggetti o indumenti usati per la NF(S)CIANA :

"Bambinell"  : veste battesimale del neonato indossato sopra la "nfa(s)ciana"

Cacciavrazze

   

Vavarola

Copri fasce

   

Copricuscino

Particolare del disegno intessuto nella stoffa della fascia del neonato

   

Disegno del ricamo del lenzuolo