La fase più cruenta della rivolta contro lo stato nazionale sabaudo che va sotto il nome di “Brigantaggio” prese le mosse dalla località Iscalunga, nel Comune di Filiano. Qui si riunirono infatti le bande di Carmine Donatelli Crocco, il 5 e 6 Aprile 1861, e al grido di “viva Ferdinando” mossero prima verso Lagopesole, per poi continuare verso, nella zona del Vulture (sacco di Ripacandida; battaglia di Melfi) e quindi verso sud, lungo il Basento (sacco di Trivigno, Calciano, Grassano; battaglia di Vaglio Basilicata e di Pietragalla). Ma la Iscalunga fu luogo di brigantaggio anche per altri fatti che vi si svolsero.
Le cronache riportano numerosi scontri presso la masseria: «Il 25 aprile [1862] una compagnia del 2º bersaglieri sorprendeva nei pressi di Iscalunga un gran numero di briganti a cavallo guidati da Crocco e Caruso: aperto un nutrito fuoco di fucileria da grande distanza, la truppa ne uccideva una ventina, costringendo tutti gli altri alla fuga verso Montalto».
Lo storico Pace, cita la Iscalunga come luogo in mano ai briganti: «i briganti rimanenti si trovavano in contrada detta Iscalonga, d’onde sarebbe stato facile a’ Piemontesi di cacciarli». Bourelly riporta un inseguimento del capitano Della Chiesa nel 1863 in cui, i briganti, «dopo aver fatto una scarica a grande distanza, si posero in fuga tentando prendere la via che mena a S. Giorgio o quella che tende a S. Ilario, fra il Castello di Lagopesole e la masseria Iscalonga. Il Capitano Della Chiesa riuscì in tempo ad opporsi a questo loro progetto, e potè costringerli a gettarsi sopra Monte Alto e quindi a discendere all’Inforcatura ove furono accolti da una scarica che bastò per sbandare la comitiva i cui fuggiaschi caddero in altri due agguati, lasciando un brigante morto, due cavalli uccisi e ventitrè presi dalla truppa che pure s’impadronì d’armi ed oggetti in quantità, recuperando il mantello e la sella dello sventurato sottotenente Bianchi. Il giorno appresso si seppe che dieci briganti feriti in questo scontro erano stati trovati morti nel bosco di Pietragalla». Il 30 maggio 1864 un telegramma del delegato di Avigliano al Prefetto di Potenza annunciava che «Guardia Nazionale e Carabinieri di Avigliano appostati Iscalonga […] ponevansi fuga facendo prigioniero un brigante […] capo-brigante Malacarne è rimasto pure morto per parte cavalleggieri».