Momento aggregante di questo popolo era la festa di "San Giuseppe", il 19 marzo.
La sera di "San Giuseppe" si usava accendere in piazza o nell’aia dai ragazzi un falò fatto di fascine di legna e di tralci di vite appena potati e raccolti nella giornata nei vari vigneti.
I ragazzi si divertivano a buttare altre fascine e sterpe sul fuoco in modo che potesse assumere dimensioni gigantesche.
Spentosi il fuoco i paesani raccoglievano le braci e le portavano a casa in segno di benedizione.
Nella stessa festività si usava consumare e donare ai vicini piatti di “cucia”, minestrone fatto con chicchi di grano, fave, ceci, fagioli, granoturco e cereali di ogni genere cotti in casa o al fuoco pubblico in enormi calderoni.
Sia la “fustulutat” sia la “cucia” poteva essere ripetuta il 24 marzo, festa dell’Annunziata.