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Alcuni giorni prima di Natale le donne usavano mettere in acqua i lupini a curare oltre al baccalà e i ceci li preparavano nella cenere.
La mattina della vigilia andavano come al solito a lavorare nei campi.
A mezzogiorno si tornava a casa e si incominciavano i preparativi per la cena.
Preparavano i “cusciniell”, le “scarpedde”, la “cruccuanda”, la “cipuddate”…
I dolci e tutto il cibo si cucinava sul fuoco.
Usavano come condimento abituale la sugna, grasso ricavato dal maiale.
Solo a Natale comperavano un po’ di olio.
La sera della vigilia, nel camino si metteva un grosso ceppo “lu cippon” e si faceva un bel fuoco perché si pensava che nel corso della notte si sarebbe fermata la Madonna ad asciugare i pannolini di Gesù.
Le famiglie si riunivano tutte per cena.
Sulla tavola si usava lasciare un pezzettino di ogni pietanza, sempre per l’arrivo della Madonna.
Si usava cenare con spaghetti alle alici, zuppa di cipolle con baccalà (cipuddat) e baccalà fritto. Non si mangia carne.
Il giorno di Natale (uno dei pochi giorni dell’anno) si mangiava carne di gallina da loro cresciuta.
Nel giorno di Natale, mentre le donne cucinavano, gli uomini seduti vicino al fuoco chiacchieravano e giocavano a…
Dopo mangiato si continuava sempre vicino al fuoco a parlare e giocare sgranocchiando frutta secca facendo girare il fiasco del vino.