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Sterpito di sotto

Sterpito di Sotto a quota  657 m.  s.l.m., è situato  lungo una dorsale  di conglomerati rossastri subpianeggiante, i cui versanti sono solcati dal Torrente Sterpeto e dal Torrente Giannattasio.

I fabbricati della frazione sono prevalentemente in muratura di pietra calcarea scalpellata a faccia vista e si sviluppano lungo due vie parallele, interrotte da una piazza al cui centro si erge  un albero di  tiglio; le traverse delle vie sono dedicate ai filosofi. Lungo la via principale sono diffusi alberi di cerri, acacie, abeti, “nucipriesc” e da vigneti. I materiali per le costruzioni sono stati prelevati nell’alveo del Torrente, infatti fino ai primi anni del 900 si ricordano i luoghi  delle cave dove si recavano gli abitanti-scalpellini per abbozzare le pietre.

Nel 1961 vi si è costruita la scuola elementare con annesso alloggio per l’insegnante, ristrutturata dopo il sisma del 1980, ha perso la funzione di scuola ed è diventato un edificio pubblico al servizio della comunità.

Molto probabilmente la più antica presenza sul territorio di una chiesa è attribuita al Casale di Sterpito. La vecchia Chiesa fu gravemente danneggiata dallo smottamento del suolo, che nel 1929 vide coinvolto una enorme porzione di territorio, che dal versante N di Monte Caruso e fino a coinvolgere i terreni dell’abitato. Ricostruita negli anni 30 del secolo scorso, circa 100 m. più ad ovest del precedente sito, su un lembo di terra più stabile, con pietre scalpellate ed un campanile, presentava al suo interno degli intonaci affrescati. Nel 1975-76, una valutazione tecnico-economica ha fatto preferire la demolizione della chiesetta perché ormai instabile e con enormi lesioni sulle pareti a causa del deterioramento dei materiali poveri utilizzati per costruirla, con la ricostruzione di quella nuova in cemento armato. Essa è dedicata a S. Antonio da Padova la cui festa è celebrata con grande solennità, e con il concorso degli abitanti di tutte le frazioni limitrofe. Si festeggia il 13 giugno con rito religioso; la processione, che accompagna la statua di S. Antonio, si svolge  per la via principale fino a Sterpito di Sopra, attraversando Giannattasio e Capanne Rinaldi.

Nel 1880 la popolazione del casale di Sterpito, contava circa 200 abitanti e viveva di agricoltura e allevamento di ovini. I quali allevatori hanno tramandato l’arte del casaro fino a far divenire il Pecorino di Filiano marchio D.O.P. e ambasciatore della Regione Basilicata.

AGGREGAZIONE DEL CASALE DI STERPITO AL COMUNE DI AVIGLIANO

Al Deputato Fortunato, Rionero

                                                                
                                                           S. Ilario (Atella), 18 maggio 1880

Onorevole don Giustino,

non vi sorprenda che, tra’ primi, se non addirittura il primo, io vi scriva, dandovi il titolo proprio de’ deputati al parlamento, che ora, dopo la votazione di ieri l’altro, vi spetta, per chiedere la efficace vostra opera in favore di duecento poveri campagnoli, abitanti sopra quest’ultimo alpestre lembo dell’or vostro Collegio di Melfi.
Voi, forse, non avrete dimenticato il modesto vice-parroco, che sono io, di questa frazione di S.Ilario, la più popolosa del Comune di Atella, a cui tocca in pari tempo di compiere il mistero sacerdotale in un’altra qui prossima, lo Sterpito, composta di soli contadini non originari di Atella, tra noi residenti solo per  necessità di locazione agricola. Si tratta di povera e buonissima gente, desiderosa e bisognosa di essere aggregata col  po’ di terra da essi coltivata, al comune loro, di nascita e di elezione, Avigliano.
Le due volte che, di ritorno dalle pedestri gite al santuario di Pierno ed a’ bagni di San Cataldo, vi piacque di gradire la mia ospitalità, e insieme ci recammo allo Sterpito, lassù, ricorderete, io vi presentai i due coloni che fanno da capoccia, Giuseppe Trotta e Giuseppe Mecca alias Cerruta, vi è noto, come il maggior numero degli abitanti i casali di Avigliano, i quali vivacemente, e insistentemente anche, vi espressero voti per l’appagamento dell’antico e perenne lor desiderio. Ebbene, essi si sono affrettati a venire stamane da me, - ed essi proprio vi recheranno, dopo mezzodì, a Rionero, questa mia lettera, - perché io non avessi indugiato di un giorno a pregarvi, anch’io, di far vostra la onesta loro causa or che voi, nuovo eletto alla camera, potete e dovete assumerne il patrocinio, fortunatamente non più contrastato, come per lo innanzi, dalla stessa rappresentanza di Atella. Non più che due mesi addietro, il 16 marzo, unanimemente quel Consiglio Comunale, composto da rioneresi, ha, infatti, aderito al distacco della frazione di Sterpito, e, quindi, alla sua annessione ad Avigliano: occorre non più che il parere favorevole del Consiglio Provinciale, che tutto fa sperare non debba mancare in una delle prime sue tornate della sessione autunnale.
L’on. Imperatrice, rieletto per la terza volta a deputato del Collegio di Acerenza, del quale è tanta parte Avigliano, ha già nuovamente promesso tutto il suo appoggio, affinché l’intento sia raggiunto mediante apposito disegno di legge, cui senza dubbio Governo e Parlamento faranno buon viso. Basterà, dunque, il buon volere vostro, carissimo don Giustino, e l’amichevole sollecita vostra intesa col collega on. Imperatrice, cognato dell’avvocato don Leonardo Montesano, patrocinatore di vostra famiglia, per venirne sollecitamente a capo. E godrete di aver fatto del bene a umili contadini, non ancora elettori, ma a voi devoti.
Molto a me è rincresciuta l’astensione dalle urne degli atellani, che portano, voi sapete, il broncio a’ rioneresi per il fatto del predominante lor numero nelle elezioni del Comune. Io, - già ve lo dissi, che son nativo di San Fele, e qui venni nel maggio del 1876, perché soltanto allora questa Chiesa di S. Ilario ottenne, dal vescovo di Melfi, il fonte battesimale, e solo due anni dopo Monsignor Camassa a questa mia chiesa aggregò le frazioni , nonché di Sterpito, di Filiano, Lagopesole ed Inforchia. Se mai gli anni mi costringeranno al riposo, non qui o ad Atella io rimarrò, né tornerò a San Fele, dove non ho più parenti stretti: mi ridurrò a Muro Lucano, in cui ha preso dimora l’unico ed ultimo de’ miei nipoti.
Abbiatemi sempre a voi devotissimo
                      

Don  VITO RADICE

DISEGNO DI LEGGE, d’iniziativa de’ deputati Imperatrice e Fortunato, approvato alla Camera il 23 marzo e dal Senato il 5 maggio, sanzionato con Legge 25 giugno 1882.

Art. 1

Dal 1° luglio 1882 la borgata Sterpito cesserà di far parte del comune di Atella, e sarà aggregata al comune di Avigliano per tutti i rapporti amministrativi e giudiziari.

Art. 2

Il governo del Re è autorizzato a provvedere con decreto reale alla esecuzione della presente legge.