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Nei giorni precedenti la Pasqua le mamme preparavano per i figli maschi “lu panar”, un impasto di farina a forma di paniere con sopra un uovo sodo trattenuto da due strisce di pasta incrociate; alle femminucce preparavano con la stessa pasta ed uovo sodo la “pupa” che aveva la forma di una bambola.
I due dolci venivano abbelliti con piccoli confetti colorati o codette di zucchero.
Venivano posti sui letti quando passava il prete per la benedizione delle case.
Venivano preparati insieme a questi dolci anche altri piccoli pani che si consumavano nei giorni di digiuno della Settimana Santa chiamati “scarselle”.
Allo “sparo della gloria”, quando le campane suonavano a distesa la donna usava battere il matterello sul letto per scacciare il demonio e far posto a Gesù Risorto.
La più anziana invece eseguiva il rito della “furcedda” che passavano ripetutamente sotto il letto recitando: « fuori la malattia da casa mia ».
La mattina di Pasqua si usava mangiare, come benedizione, le uova sode.
Tutta l’alimentazione di quel giorno era basata sulle uova.